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Settembre 4, 2020
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Ambientalmente parlando, la risposta è netta: conviene il mais. Una caldaia mista mais/pellet emette il 75% di anidride carbonica in meno rispetto ad un’equivalente caldaia a gasolio.

Se invece dal mais viene prima sintetizzato l’etanolo da bruciare in caldaia, si finisce per emettere nell’atmosfera – considerando anche la fase produttiva – la stessa quantità di CO2 emessa da una caldaia a gasolio.

Le caldaie a mais vengono definite una sottocategoria delle più famose stufe a pellets (piccoli cilindri di segatura compressa), ma non hanno nulla da invidiare a queste ultime. Somigliano a normali stufe o camini da incastro, ma il loro principale combustibile è il mais o il granoturco, anche se funzionano anche a pellets e a cippato come gusci di nocciole o mandorle. Il mais come i pellets garantisce una combustione pulita, ma a differenza di questi ultimi ha un potere calorifico maggiore, 6180 contro 4500 Kcal/Kg, ed è di facilissima reperibiltà oltre ad avere dei costi molto inferiori. Naturalmente stiamo parlando del normalissimo mais in grani che ha un'ottima resa, intorno a 6000 kcal/h al kg, e che una volta bruciato non emana fumi e ha un residuo secco praticamente uguale a quello dei pellets. Ci rendiamo conto che ormai è primavera, ma magari tenetelo a mente e fateci un pensierino per il prossimo inverno. Le caldaie a biomassa denotano emissioni in atmosfera a basso contenuto di zolfo e di altri inquinanti (riduzione delle piogge acide ) ed utilizzano combustibili come il pellet, il cippato ( macinato di legno ), la legna, la sansa, noccioli di pesca ecc.. contribuiscono a diminuire la dipendenza da fonti energetiche non rinnovabili come il petrolio e il gas e sono infine facilmente reperiili.